Se un tempo il Carnevale era molto più lungo e cominciava
addirittura la prima
domenica di ottobre per intensificarsi il giorno dopo l’Epifania e
culminare nei giorni che precedevano la Quaresima, oggi il Carnevale ha la
durata di circa dieci giorni in coincidenza del periodo pre-pasquale ma la
febbre del Carnevale comincia molto tempo prima anzi, forse non è scorretto
dire che, a Venezia, la febbre del Carnevale
non cessa mai durante l’anno. Una sottile euforia si insinua tra le calli della
città più bella del mondo e cresce impercettibilmente, sale con la stessa
naturalezza dell’acqua, sfuma i contorni delle cose, suggerisce misteri e
atmosfere di tempi andati.
Un tempo
il Carnevale consentiva ai Veneziani di
lasciar da parte le occupazioni per dedicarsi totalmente ai divertimenti. Gli artigiani che fabbricavano maschere erano chiamati
maschereri fin dal tempo del Doge Foscari e possedevano un loro statuto datato
aprile 1436. Appartenevano alla frangia dei pittori ed erano aiutati nella loro
professione dai targheri che imprimevano sopra lo stucco volti dipinti, a volte
di ridicola fisionomia, con dovizia di particolari.
La maschera non veniva utilizzata solo durante il periodo di Carnevale
ma in molte occasioni durante l’anno. La maschera era permessa il giorno di Santo Stefano che sanciva la data di inizio del
Carnevale veneziano e fino alla mezzanotte del Martedì
Grasso che concludeva i festeggiamenti per il Carnevale.
Le donne indossavano, generalmente, un altro
modello di maschera noto quanto la Larva e chiamato
Moretta. Era una maschera ovale di velluto nero
e veniva utilizzata dalle dame quando si recavano a fare visita alle monache.
La moda della Moretta importata dalla Francia si
diffuse velocemente a Venezia in quanto è una maschera che dona particolarmete
ai lineamenti femminili soprattutto quando viene ornata da veli, velette e
cappellini a falde.
La Moretta era una maschera muta poiché la
si portava tenendo in bocca un bottoncino, all’interno, all’altezza della
bocca.
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